La guerra in Ucraina avrà un costo significativo sul settore dell’agricoltura in Italia. Lo rileva un report di Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, che dimostra come un aumento dei costi medio di oltre 15,700 euro provocherà un reddito netto negativo per il 30% delle aziende agricole italiane, rispetto al 7% registrato prima dell’attuale crisi.
Lo studio si basa sull’aumento dei costi di produzione a cui le aziende agricole devono far fronte a causa dell’impennata dei prezzi: questo potrebbe portare un’azienda agricola su 10 a non riuscire a far fronte alle spese dirette per il processo produttivo, con conseguente estromissione dal circuito.
Le voci di costo principali per un’azienda agricola italiana sono: fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi/piantine, fitosanitari, noleggi passivi.
Ragionando in termini assoluti, visti i ricari in queste 6 voci, le aziende potrebbero subire incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro, che sfiorano i 99 mila euro nelle aziende che allevano granivori.
I più penalizzati sono i settori di seminativi, la cerealicoltura e l’ortofloricoltura per l’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei fertilizzanti, seguiti dai bovini da latte. Se la cavano meglio le colture arboree agrarie e la zootecnia estensiva.
Ci sono delle differenze negli aumenti a livello geografico, ma rimanendo con il focus sul nazionale, si parla di un +54% che è destinato ad avere effetti molto rilevanti sulla sostenibilità economica delle aziende agricole, in modo particolare per le aziende marginali.
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